mercoledì 24 febbraio 2021

SIGNIFICATO E FUNZIONI DELLA MAGIA E DEL MITO LA MAGIA E IL SUO "FUNZIONAMENTO" (antropologia)


 Le prime persone erano convinte che gli astri avessero un reale influsso sulla vita degli esseri umani, le seconde persone invece pensavano che certi materiali messi insieme potessero creare oggetti miracolosi. Gli antenati dei medici attuali erano convinti che certi vegetali, se ingeriti, potessero alleviare le sofferenze in quanto la loro forma ricorda gli organi sofferenti. Dal 800 in poi con il termine magia si è inteso indicare, un insieme di gesti e formule verbali mediante cui si ritiene di poter influire sul corso degli eventi e sulla natura delle cose. La cosiddetta magia nera, consiste per esempio in una serie di operazioni materiali e verbali condotte su qualcosa che è appartenuto alle persone che si vuole colpire. James Frazer è riuscito a cogliere due modalità del pensiero magico sulle quali è opportuno riflettere: imitazione e contagio. L'imitazione è la credenza che vestendosi della pelle di un animale il cacciatore possa imitare i suoi movimenti. Il contagio corrisponde invece all'idea che due cose, conservino anche una volta allontanate il potere di agire l'una sull'altra. Malinowski, che aveva una concezione strumentale e operativa della cultura, riteneva che la magia fosse un mezzo usato degli esseri umani, e non solo di primitivi, per far fronte a situazioni generatrici di ansia. La magia non è anteriore alla religione o alla scienza ma piuttosto un gesto primordiale che afferma il desiderio dell'essere umano di controllare dei fini desiderati. La magia è una ricerca di rassicurazione di fronte all'incertezza e all'imprevedibilità degli eventi. C'è una somiglianza tra pensiero religioso e pensiero magico. 

sabato 20 febbraio 2021

La pedagogia positivista in Italia (Pedagogia)


In Italia la cultura positivista giunse con un certo ritardo. A favorire questo rallentamento contribuirono due fattori: la mancanza dello sviluppo industriale e il prevalere di un positivismo dogmatico incentrato sulla visione totalitaria e scientista della razionalità positiva.

 

Accanto a grandi nomi come quello di Roberto Ardigò (1828-1920), ebbe un ruolo di rilievo Fausto Saverio De Dominicis (1845-1930). Si affermano anche altre forme di positivismo: anziché in vista della costruzione di un sapere dogmatico, fondato su certezze assolute, Aristide Gabelli e Pasquale Villari videro nella scienza forma di sapere critico, fondato sull'osservazione e sul controllo dei risultati Sul piano strettamente educativo, si trattava dunque non di impartire un sapere precostituito, ma di insegnare a pensare modo autonomo. Di cultura positivista si nutri infine il movimento del seif-
helpismo,
basato sulla convinzione che le qualità individuali sono sufficienti a superare ogni ostacolo esterno e a garantire il successo sociale dell'individuo. Progredì, pur nei limiti dell'epoca (si continuava a considerare l'educazione femminile necessariamente diversa da quella maschile), la scolarizzazione femminile. aumentano le scuole primarie femminili e scese ulteriormente il numero delle donne analfabete. Alla fine del secolo iniziò il declino della cultura positivista nel nostro Paese: i dati offerti dalle scienze sperimentali furono considerati solo uno dei strumenti che regolano il processo educativo.


DALLA MODERNITÀ BORGHESE ALLA MODERNITÀ SCIENTIFICA (pedagogia)

Nel XIX secolo la pedagogia europea andò prendendo la fisionomia della cultura positivista. La modernità scientifica si alimentò grazie ad Augusto conte al centro della sua monumentale opera corso di filosofia positiva. Egli ricostruì l’intera storia dell’uomo alla luce della nozione di progresso.

Le scoperte naturalistiche di Charles Darwin circa l’evoluzione della specie e dell’uomo stesso e le interpretazioni filosofiche che lo accompagnarono misero in discussione l’idea di un’identità umana stabile e sempre uguale. La pedagogia non resta insensibile al verbo scientifico e. Per marcare la novità si cominciò parlare non più di pedagogia ma di scienza dell’educazione.

Spencer

Secondo lo studioso inglese la legge dell’evoluzione poggia su tre caratteristiche specifiche il passaggio da una forma meno coerente a una più coerente, il passaggio dall’omogeneo all’eterogeneo, il passaggio dall’indefinito al definito. L’intelligenza umana è un dato ereditario consolidato durante l’evoluzione mediante un progressivo accumulo di esperienze. Il fine dell’educazione è strettamente legato alla concezione dell’uomo naturale che a sua volta si esprime in alcune attività che hanno carattere prioritario per la conservazione della specie umana.

Durkheim

Lo studioso si concentrò sui modi di agire di pensare collettivi e i loro rapporti con la genesi e il funzionamento dell’istituzioni, applicando le leggi dell’evoluzione alle analisi sociale. Secondo turca i’m l’educazione varia da un lato a seconda delle condizioni storiche e dalle classi sociali e poggia dall’altro su una base di norme sentimenti e modelli di comportamento largamente condivisi in una determinata epoca. L’educazione non è un fatto naturale come diceva Spencer ma un fatto sociale. La scuola costituisce la struttura sociale più importante insieme alla famiglia per l’educazione delle Tod’s collettivo. La scuola è riproduzione integrazione. La scuola riproduce attraverso i suoi programmi e la sua stessa immagine sociale e integra delle giovani generazioni nella struttura sociale. Infatti non modella l’individuo per le proprie capacità personali ma per una integrazione è un adattamento alla società.

I primi sviluppi della pedagogia speciale

Verso la metà del XIX secolo si manifestò un notevole interesse per i soggetti affetti da disturbi psichici un primo tentativo fu fatto da Itard un medico che si prese cura di Victor.la persona affetta da disturbi non era più solo un soggetto da assistere ma da educare. Ma l’educazione speciale fu già messa appunto secoli prima per i sordomuti e ciechi nel campo dei sordomuti le esperienze dell’abate Charles Michel de l’Epee Con l’Istituto per sordomuti di Parigi e dall’insegnante laico Samuel Heinicke che istituì una scuola gratuita a Lipsia.

Seguin Afferma che anche quelli ritenuti idioti debbano essere educati. L’idiozia abbandonata a se stessa aggrava .la questione dell’educazione degli idioti fu a lungo dibattuta nell’ultimi decenni del XIX secolo tra i medici psichiatri italiani.

 


Le vie dell'alfabeto (Pedagogia)


L'EDUCAZIONE DEGLI ADULTI 

Tra 800 e 900 si moltiplicarono le iniziative per scolarizzare quote significative di adulti analfabeti.
Le scuole venivano finanziate da comuni e privati.
Le persone frequentavano le biblioteche e questo creò la formazione di un'opinione politica personale.
Apposite scuole sostenute economicamente dagli stessi imprenditori, almeno quelli più aperti e illuminati, consentirono specialmente ai più giovani di migliorare la qualità della propria vita. Qualcosa di analogo, anche se in misura meno rilevante, accadde campo agricolo in relazione agli sforzi compiuti per propagandare nuove pratiche di coltivazione e aumentare i rendimenti della terra, giudicata la prima ricchezza della nazione, L’Italia industriale decollerà nei primi decenni del XX secolo. Numerose forme di istruzione agraria popolare furono predisposte nell'ambito dell'attività delle Cattedre ambulanti dell'agricoltura, spesso realizzate per iniziativa dei Comuni e sostenute anche dal Ministero dell'Agricoltura. Anche le scuole tecniche agrarie svilupparono, oltre ai compiti istituzionali.
Puntarono a stimolare nei ceti artigianali e operai una mentalità fondata su un rapporto stretto fra il lavoro manuale e le cognizioni tecniche e scientifiche.
La connotazione areligiosa o apertamente anticlericale di molte iniziative e azione capillare delle logge massoniche in campo educativo suscitarono l'allarme del mondo cattolico e provocarono la reazione della Chiesa. I cattolici furono spinti a reagire contro l "insidia" che si celava dietro la filantropia laica e a rispondere con interventi alternativi. Le molteplici iniziative avviate da parroci, comitati di fedeli. Avversando sul piano politico i princìpi dello Stato liberale (al quale non si perdonava la conquista di "Roma capitale"), i cattolici, in altre parole, non tradussero il loro antistatalismo in opposizione all'idea di una nazione italiana. Essi si impegnarono piuttosto una diversa idea di una "Italia cattolica", rivendicata come diversa rispetto a quella che si era formata contro il papa e la Chiesa.

LE NUOVE PROFESSIONI EDUCATIVE

I cambiamenti dell'Italia alfabeta furono segnati anche da trasformazioni riguardanti le figure educative del campo dell'istruzione e dell'educazione e la principale fu la nascita della moderna figura del maestro elementare. Si cominciò a costruire infatti un gruppo di persone professionalmente dedicate all'insegnamento primario e anche la crescita delle insegnanti donne fu molto impetuosa e loro furono avvantaggiate dal fatto che la professione magistrale fu sempre meno attraente per gli uomini. La figura della maestra madre ed educatrice fu sempre presente dato che la donna sembrava più adatta ad occuparsi dei bambini. La professione di maestra fu inoltre una delle prime possibilità delle donne per essere indipendenti ed autonome consentendo loro di emanciparsi socialmente. Una figura particolare fu quella della suora-maestra che unì la vocazione religiosa con quella educativa. La maggior parte degli asili del secondo ottocento erano gestiti da religiose appartenenti a congregazioni religiose. Altra inedita figura fu quella dell'insegnate di ginnastica, il quale dal 1878 venne inserito all'interno della scuola e non più solo nelle società di ginnastica. Si stabilizzò anche la figura di educatore per soggetti disabili, di cui ricordiamo Pendola, di Netro, Pini, Montesano e la Montessori. Anche il medico divenne una figura simbolica di mediazione tra ceti dirigenti e strati popolari e nello sforzo di popolarizzazione di cultura medico igienica si incrociano i destini dei medici e dei maestri. La scienza medica venne così volgarizzata attraverso la pratica igienica che è associata ad un quadro di valori condotti al rispetto delle norme igieniche.



Le vie dell'alfabeto (pedagogia)

LA LOTTA CONTRO L'IGNORANZA 


I governatori dell'Ottocento affrontarono la necessità di dare vita a una cittadinanza comune che sentisse tra i sudditi e cittadini. Le vie dell'alfabeto, che rappresenta la diffusione dell'educazione associata a forti sentimenti patriottici, e quando la scuola e la successiva c'è anche l'esercito, pezzo fondamentale per unire tutti i giovani italiani. Ogni esperienza civile è stata ispirata dalla santità della monarchia. Il modello di società alfabeta è stato ampiamente utilizzato anche a livello popolare e il primo censimento nazionale è iniziato da tempo e viene condotto nel 1861. Anche i bambini non hanno frequentato o lasciato la scuola prematuramente e il vincolo di obbligare con cui lo Stato vede la secolarizzazione delle giovani generazioni. La lotta all'ignoranza ha dovuto affrontare difficoltà di ogni genere.

La complessità della battaglia contro l'ignoranza può essere riassunta entro l'alfabetizzazione e la scolarizzazione.
Parlare di alfabetizzazione significa considerare la molteplicità dei processi con cui ci si impadronisce del leggere, scrivere e far di conto, fenomeno che non si realizza solo nella scuola, ma si compie mediante varie iniziative adulte, esperienze di lavoro, militanza politica. Con il termine scolarizzazione si indica invece in modo più specifico la frequenza della scuola, il fenomeno che nel secondo Ottocento è concentrato soprattutto nella scuola elementare e che tende, con il trascorrere dei decenni, un estendersi prima alla scuola media e più 'istruzione secondaria superiore.


LA DIFFUSIONE DELLA SCUOLA 

La scolarizzazione obbligatoria dei bambini, dal 1877 dai sei ai nove anni, poi dal 1904 dai sei ai dodici anni, fu ovvia, mentre in prima linea nella lotta contro l'ignoranza. Il modello dell'istruzione ottocentesca è molto diverso dalla scuola dei secoli precedenti, è legato a una frequenza obbligatoria, non più gestita in prevalenza da personale religioso ma laico. Da espressione della vita sociale, e cioè direttamente organizzata dalle comunità locali, essa divenne inoltre una funzione dello Stato. La scuola elementare venne infine ordinata come unico tipo di scuola volta a soddisfare sia le esigenze di chi continuava gli studi sia quelle di chi la frequentava per pochi anni. La diffusione dell'istruzione fu uno degli strumenti attraverso cui lo Stato liberale rafforzò la sua influenza sulla società, lottando contro i particolarismi e le superstizioni tradizionali. La frequenza della scuola è stata considerata un requisito necessario per essere un "buon cittadino".
Le ambizioni della legge Casati di mandare a scuola tutti i fanciulli e i provvedimenti in materia di lavoro del 1878, che subordinavano la possibilità di impiegare manodopera infantile al soddisfacimento dell'obbligo, restarono tuttavia a lungo disattesi. Il cammino verso la piena scolarizzazione infantile procedette infatti lentamente nonostante le molte scuole. Esse erano molto più numerose nel Nord Italia, meno diffuse nel Sud dove si registrava un tasso di analfabetismo più elevato della media nazionale. All'inizio del XX secolo la situazione era certamente migliorata, ma resistevano notevoli squilibri. Uno degli aspetti più innovativi rispetto alla realtà d'inizio secolo per rappresentato dalla scolarizzazione femminile, con la conseguente riduzione della forbice tra l'analfabetismo e quello femminile. Tuttavia si considera oltre all'aspetto quantitativo anche quello qualitativo, si manifesta una situazione più complessa. Per esempio è stato mostrato che, anche se alfabetizzate, le donne disponevano in generale di bagaglio tecnico approssimativo dei loro coetanei. Raramente le ragazze proseguivano gli studi oltre la scuola elementare.




La società multiculturale (Sociologia)


Uno degli effetti della globalizzazione è un imponente flusso migratorio di popolazioni dei paesi non sviluppati in via di sviluppo ai paesi del mondo occidentale industrializzato. Tali migrazioni causano un rimescolamento di popolazione e di culture. I flussi migratori possono infatti innescare situazioni conflittuali perché chi emigra porta con sé un bagaglio culturale che non coincide con quello della società d’accoglienza e può quindi condurre a momenti di contrasto.

Viviamo in una società multiculturale, ricchi di aspirazioni di bisogni diversi. Lo sforzo che gli Stati occidentali compiono e di garantire e valorizzare questa multiculturalità, senza imporre ai migranti la propria cultura. L’alternativa storica l’assimilazione degli immigrati nella cultura di accoglienza.

Il dibattito delle differenze culturali nasce negli anni 70 in Nordamerica sulla scia dei movimenti sociali che videro come protagonisti gruppi come donne ispanici afroamericani che fino a quel momento erano stati presi pesantemente discriminati.

Storicamente si è sempre favorito solo le Elite dominanti, la società di oggi si regge su una ingiusta pretesa di assimilazione: chi per qualche motivo si distacca da quel modello viene percepito come un deficitario o deviante in qualche modo discriminato.


giovedì 18 febbraio 2021

LE FORME DI GLOBALIZZAZIONE (sociologia)

La globalizzazione è un fenomeno che coinvolge il mondo dell'informazione. La diffusione dei mezzi di comunicazione elettronici (televisione) e digitali (Internet) ci pone in perenne contatto con tutto il mondo, dandoci l'impressione di fare esperienza diretta di ciò che accade in Paesi lontani.

Nel mondo contemporaneo esistono estese reti di comunicazione attraverso cui si diffondono costantemente non solo informazioni, ma anche contenuti simbolici che vanno a permeare la nostra concezione del mondo e dei rapporti sociali.

La globalizzazione economica In secondo luogo, la globalizzazione concerne il mondo dell'economia. Ormai nessuna economia nazionale può considerarsi autonoma dalle economie degli altri Paesi: si è verificata infatti una storia integrazione che nessuna parte del sistema economico mondiale può essere considerata come un fenomeno a sé stante. Questo vale sotto molti aspetti, per esempio relativamente al commercio, vi è quindi un fenomeno di globalizzazione del lavoro.
Infine, anche gli scambi e i flussi finanziari sono aumentati in maniera vertiginosa, perché legati al denaro elettronico, che cioè esiste solo in forma di dati informatici. Con pochi clic del mouse è possibile trasferire ingenti capitali da un punto all'altro del pianeta, provocando in casi estremi l'arricchimento o la crisi improvvisa di interni Paesi o di grandi multinazionali. Perciò le notizie economiche non hanno più un interesse solo locale.

La globalità politica si manifesta soprattutto attraverso una perdita di potere dello Stato nazionale. Le scelte che influenzano su una determinata collettività, infatti, non sono più soggette solo al potere centrale dell'organizzazione statale ma un potere di tipo sempre più transnazionale. Ciò implica che nessuna questione, per quanto localmente situata, possa essere considerata di competenza di una sola nazione.
Ciascuno Stato si considera sempre più coinvolto in quanto succede non solo globalizzazione politica. Un aspetto caratteristico di questa tendenza è che le relazioni internazionali non riguardano più soltanto le tradizionali questioni della geopolitica, ma anche questioni un tempo nazionali o locali, come l'inquinamento, la droga, il terrorismo, la condizione femminile.
Esiste anche una dimensione ecologica della globalizzazione.


CHE COS'E' LA GLOBALIZZAZIONE (Sociologia)

Grazie alla globalizzazione le persone si sono rese indipendenti dalla distanza fisica che le separa e ciò li ha resi più facili e frequenti. 

Si può definire la globalizzazione come uno stato di connettività complessa della società.
Non annulla le distanze fisiche ma le rende la situazione più accettabile e superabile. Trasforma in modo radicale alcune coordinate di fondo della società e della nostra vita quotidiana.
C'è consapevolezza da parte delle persone delle varie diversità culturali, permettendo di percepire con maggior vigore il carattere relativo e contingente, della cornice sciale e culturale in cui viviamo. 
Lo stato di connettività complessa ha delle conseguenze sociali molto profonde.
Per molte persone il mondo sta diventando molto rapidamente uno spazio sociale ed economico comune, percezione che si diffuse a partire dagli anni novanta.

La globalizzazione è chiamata cosi anche perché è quella caratteristica della società contemporanea per cui gli esseri umani riescono a percepire nella loro esperienza quotidiana la finitezza del globo terrestre.
L'essere umano sembra avviarsi verso la costituzione di un'unica società umana globale, non più attraversata da barriere sociali e culturali stabilite su base geografica.
La società globale è anche detta transnazionale, poiché una delle sue caratteristiche fondamentali è quella di affermarsi indipendentemente dalla volontà dei
singoli stati.

Le frontiere tra i diversi stati sono sempre meno impenetrabili e più permeabili perché si trova sempre un modo per perforarle.
Ci sono degli effetti indesiderati della globalizzazione che finiscono per generare, sentimenti, xenofobi o razzisti in certe popolazioni o negli strati sociali più indifesi.
Chi ha il privilegio di avere accesso ad Internet è inserito nel sistema economico occidentale, è sufficientemente ricco per viaggiare ne può sfruttare le opportunità.


Verso la globalizzazione: Le comunità locali (Sociologia)


Avere un corpo significa sottostare a determinate leggi che governano tutte le realtà materiali.
La corporeità umana costituisce una condizione essenziale della vita in società, che viene determinata da essa. Ogni società è vincolata nello spazio e nel tempo. Lo spazio è la condizione che permette alle persone di vivere insieme, entrare in relazione con gli altri, agire collettivamente.

Il tempo è un importante fattore sociale, dato che ogni società s'inserisce in un corso storico ed è espressione del periodo storico cui appartiene. Tutte le società si organizzano al proprio interno del vincolo insuperabile dello spazio e del tempo. Tali nuclei di società, definiti dall’ appartenenza a un luogo o a una zona geografica, sono chiamati comunità locali. Mentre la maggior parte delle organizzazioni sociali si riconosce per la funzione svolta o per le relazioni che rendono possibile collocazione geografica e dai confini spaziali. Le comunità locali sono per lo più caratterizzate da legami sociali forti: in un piccolo paese si sviluppano di solito relazioni più intense che nel testo di una grande città. In entrambi i casi, l'appartenenza a una comunità locale è il più delle volte fonte di identificazione sociale per gli individui: anche abitare in un quartiere dormitorio trovato a determinare la posizione che un individuo occupa nella società. Il processo di industrializzazione e modernizzazione della società ha comportato una riduzione d’importanza della comunità locali. Il palcoscenico della vita sociale per la maggior parte degli esseri umani è il villaggio rurale. I legami sociali più importanti nella vita di tutti, non sono più determinate dal territorio, ma dalle organizzazioni sociali di appartenenza. Le comunità locali restano per tutti dei punti di riferimento.



L'URBANIZZAZIONE E IL COSMOPOLITISMO (sociologia)


La forma territoriale tipica della società industriale come la città. I primi centri urbani sorsero in medio oriente (mezzaluna fertile), quando alle società di cacciatori si erano sostituite quelle sulla coltivazione della terra. La città è indice dell'esistenza di un potere statale centrale, a cui i singoli individui, le comunità locali devono sottomettersi. Una città è un'area geografica a elevata densità abitava, in cui si concentra per un periodo di tempo duraturo una popolazione vasta ed eterogenea. Il numero di abitanti in un luogo non determinano che esso sia una città. La società industriale ha trovato nella convivenza uno strumento molto utile e confacente alle proprie caratteristiche distinte, facendone così un fenomeno sociale universalmente diffuso. Fin dalla fine del XIX secolo osservatori attenti come Georg Simmel misero in luce la caratteristica peculiare dello spazio urbano: poiché si è continuamente sottoposto a un “bombardamento” di stimoli di ogni genere (ottici, acustici, psichici) e sono costantemente chiamati all'interazione con altri individui, si elabora una sorta di “difesa” basata sulla selezione degli stimoli. La città è una grande forma di razionalizzazione della vita umana: si risparmiano tempo ed energia, si produce di più, si riesce a far convivere un alto numero di persone, a costo però di uniformare e spersonalizzare i rapporti umani, che restano inevitabilmente un livello superficiale per ciascuno entra quotidianamente in contatto con tante altre persone.


La città è il luogo cosmopolita per eccellenza, in cui si incontrano persone diverse da noi in continuazione. La società urbana è caratterizzata da una forte eterogeneità. Durante gran parte del XX secolo il modello urbano di vita sociale, ormai diffuso in tutto il mondo industrializzato, è rimasto inquadrato entro i diversi contesti nazionali. È vero che la vita del
le città era simile un po’ ovunque, a Berlino come a Roma o a New York, ma continuava a essere fortemente influenzata dalle norme sociali o dalle decisioni politiche nazionali. La società in cui si viveva era pur sempre una società nazionale (tedesca, italiana, statunitense). Una città è una struttura sociale territoriale che permette un numero molto vasto ed eterogeneo di persone di entrare in interazione reciproca, superando gli ostacoli normalmente posti dalle distanze spaziali.
Grazie alle nuove possibilità di movimento e di comunicazione create dalle innovazioni tecnologiche, i rapporti sociali tipicamente urbani cedenti confini spaziali e geografici, senza dover ammassare le persone in uno spazio urbano ristretto. 

La globalizzazione della società contemporanea consiste, in definitiva, in questo: i rapporti sociali hanno, nel mondo, determinato i caratteri tipici delle interazioni di città, senza aver più bisogno dello spazio fisico urbano come contesto in cui aver luogo. Nella società globalizzata, la collocazione fisica di una persona nello spazio ha perso, almeno parzialmente, d'importanza.


I CONSUMI NELLA SOCIETA' POSTMODERNA (SOCIOLOGIA)


Nella società postmoderna il consumo è diventato una delle attività prevalenti nella vita quotidiana.
Mentre in precedenza solo le classi più ricche potevano permettersi di consumare i beni prodotti dall'industria, nel dopoguerra c'è stata una progressiva estensione della capacità di consumo a strati sempre più ampi della popolazione.

L'aumento del consumo portò a differenziare i prodotti in diverse categorie, così nacque anche la pubblicità.
Nel ventesimo secolo, nacque in fine il fenomeno del consumismo cioè la tendenza a comprare molte più cose di quelle effettivamente necessarie.
Le caratteristiche della società postmoderna si manifestano nel consumismo:

  • Marche, brand, etichette che consentono ai consumatori di esercitare le loro preferenze, sono uno strumento di comunicazione attraverso cui le aziende raccontano l'identità di ciò che vendono;

  • Molte aziende propongono a consumatori appartenenti a società e culture molto diverse le stesse immagini di stili di vita globalizzati, ma allo stesso tempo i marchi globali sono spesso usati per costruire identità locali e frammentate;

  • Se le persone tramite ciò che acquistano raccontano agli altri qualcosa di sé, i marchi rendono disponibili prodotti che consentono di adottare e incorporare stili di vita differenti, rendendo tali racconti compatibili con identità mutevoli;

  • A causa della diversità e della mutevolezza, il consumo alimenta un forte senso di incertezza.