sabato 20 febbraio 2021

Le vie dell'alfabeto (pedagogia)

LA LOTTA CONTRO L'IGNORANZA 


I governatori dell'Ottocento affrontarono la necessità di dare vita a una cittadinanza comune che sentisse tra i sudditi e cittadini. Le vie dell'alfabeto, che rappresenta la diffusione dell'educazione associata a forti sentimenti patriottici, e quando la scuola e la successiva c'è anche l'esercito, pezzo fondamentale per unire tutti i giovani italiani. Ogni esperienza civile è stata ispirata dalla santità della monarchia. Il modello di società alfabeta è stato ampiamente utilizzato anche a livello popolare e il primo censimento nazionale è iniziato da tempo e viene condotto nel 1861. Anche i bambini non hanno frequentato o lasciato la scuola prematuramente e il vincolo di obbligare con cui lo Stato vede la secolarizzazione delle giovani generazioni. La lotta all'ignoranza ha dovuto affrontare difficoltà di ogni genere.

La complessità della battaglia contro l'ignoranza può essere riassunta entro l'alfabetizzazione e la scolarizzazione.
Parlare di alfabetizzazione significa considerare la molteplicità dei processi con cui ci si impadronisce del leggere, scrivere e far di conto, fenomeno che non si realizza solo nella scuola, ma si compie mediante varie iniziative adulte, esperienze di lavoro, militanza politica. Con il termine scolarizzazione si indica invece in modo più specifico la frequenza della scuola, il fenomeno che nel secondo Ottocento è concentrato soprattutto nella scuola elementare e che tende, con il trascorrere dei decenni, un estendersi prima alla scuola media e più 'istruzione secondaria superiore.


LA DIFFUSIONE DELLA SCUOLA 

La scolarizzazione obbligatoria dei bambini, dal 1877 dai sei ai nove anni, poi dal 1904 dai sei ai dodici anni, fu ovvia, mentre in prima linea nella lotta contro l'ignoranza. Il modello dell'istruzione ottocentesca è molto diverso dalla scuola dei secoli precedenti, è legato a una frequenza obbligatoria, non più gestita in prevalenza da personale religioso ma laico. Da espressione della vita sociale, e cioè direttamente organizzata dalle comunità locali, essa divenne inoltre una funzione dello Stato. La scuola elementare venne infine ordinata come unico tipo di scuola volta a soddisfare sia le esigenze di chi continuava gli studi sia quelle di chi la frequentava per pochi anni. La diffusione dell'istruzione fu uno degli strumenti attraverso cui lo Stato liberale rafforzò la sua influenza sulla società, lottando contro i particolarismi e le superstizioni tradizionali. La frequenza della scuola è stata considerata un requisito necessario per essere un "buon cittadino".
Le ambizioni della legge Casati di mandare a scuola tutti i fanciulli e i provvedimenti in materia di lavoro del 1878, che subordinavano la possibilità di impiegare manodopera infantile al soddisfacimento dell'obbligo, restarono tuttavia a lungo disattesi. Il cammino verso la piena scolarizzazione infantile procedette infatti lentamente nonostante le molte scuole. Esse erano molto più numerose nel Nord Italia, meno diffuse nel Sud dove si registrava un tasso di analfabetismo più elevato della media nazionale. All'inizio del XX secolo la situazione era certamente migliorata, ma resistevano notevoli squilibri. Uno degli aspetti più innovativi rispetto alla realtà d'inizio secolo per rappresentato dalla scolarizzazione femminile, con la conseguente riduzione della forbice tra l'analfabetismo e quello femminile. Tuttavia si considera oltre all'aspetto quantitativo anche quello qualitativo, si manifesta una situazione più complessa. Per esempio è stato mostrato che, anche se alfabetizzate, le donne disponevano in generale di bagaglio tecnico approssimativo dei loro coetanei. Raramente le ragazze proseguivano gli studi oltre la scuola elementare.




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