sabato 20 febbraio 2021

La pedagogia positivista in Italia (Pedagogia)


In Italia la cultura positivista giunse con un certo ritardo. A favorire questo rallentamento contribuirono due fattori: la mancanza dello sviluppo industriale e il prevalere di un positivismo dogmatico incentrato sulla visione totalitaria e scientista della razionalità positiva.

 

Accanto a grandi nomi come quello di Roberto Ardigò (1828-1920), ebbe un ruolo di rilievo Fausto Saverio De Dominicis (1845-1930). Si affermano anche altre forme di positivismo: anziché in vista della costruzione di un sapere dogmatico, fondato su certezze assolute, Aristide Gabelli e Pasquale Villari videro nella scienza forma di sapere critico, fondato sull'osservazione e sul controllo dei risultati Sul piano strettamente educativo, si trattava dunque non di impartire un sapere precostituito, ma di insegnare a pensare modo autonomo. Di cultura positivista si nutri infine il movimento del seif-
helpismo,
basato sulla convinzione che le qualità individuali sono sufficienti a superare ogni ostacolo esterno e a garantire il successo sociale dell'individuo. Progredì, pur nei limiti dell'epoca (si continuava a considerare l'educazione femminile necessariamente diversa da quella maschile), la scolarizzazione femminile. aumentano le scuole primarie femminili e scese ulteriormente il numero delle donne analfabete. Alla fine del secolo iniziò il declino della cultura positivista nel nostro Paese: i dati offerti dalle scienze sperimentali furono considerati solo uno dei strumenti che regolano il processo educativo.


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